martedì 28 giugno 2011

Il sogno bianco


venerdì 1 luglio · 20.00 - 23.00

Castello di Sannicandro di Bari


La Compagnia “Il Castello di Atlante” (Associazione Scene)
con il patrocinio del Comune di Sannicandro di Bari
e con la collaborazione dell'Associazione Onlus "Ambiente Europa"
presenta
“Il Sogno Bianco” tratto da
...“Il Gabbiano” di Anton Cechov

La storia di quella che nelle intenzioni dell’autore era una commedia ha un esordio clamorosamente negativo al teatro Aleksandrinskij di San Pietroburgo nel 1896.
Ma due anni dopo, rappresentato al Teatro d’Arte di Mosca con la sapiente regia di Stanislavskij, è un successo di pubblico, da cui nasce un proficuo sodalizio. Il regista è stato il primo a cogliere la poetica Cechoviana e soprattutto la sua concezione di spazio e azione nel teatro; concezione quanto mai innovativa, in cui l’azione sta tutta (o quasi) nell’unico spazio che per l’autore è reale: la dimensione psichica.
La nostra rappresentazione dell’opera tenta di portare in scena quello spazio mentale e riempire i vuoti della memoria o vuotarla dal superfluo delle scenografie che devono essere scritte.
Gli stessi personaggi rappresentano appieno i conflitti generati dall’amore nelle sue diverse forme:
l’amore esasperato per l’arte, l’amore malato fra madre e figlio, l’amore travagliato fra Nina e Konstantin, storie di vita quotidiana che Cechov riesce a rendere poesia dolce ed amara allo stesso tempo.
Come spesso accade nelle sue opere Cechov ha quasi il dono della preveggenza nel raccontare passioni, sogni, incubi, aspirazioni dei suoi personaggi.
Pensiamo ad esempio a Konstantin, che nella sua travagliata rappresentazione teatrale propone un quadro apocalittico simile a quello che si sarebbe visto un secolo dopo a Chernobyl, portando in scena fumo, zolfo, un’immagine della concezione del male che tanto fa tremare la povera Nina.
L’artista ha un nucleo instabile pronto ad esplodere di amore, di passione o di rabbia.
Le musiche sono eseguite dal vivo e riarrangiate per chitarra: includono brani come “La belle dame sans regrets” di Sting, ma anche il tradizionale tzigano “Gari Gari” e la commovente “Yiddishe mame”, che da’ voce alla leggendaria figura della mamma ebrea (e qui si avverte il parallelismo con la figura ossessiva, ingombrante, avvolgente di Arkadina).

con Francesco Cucci, Barbara De Palma, Mariangela Dragone - musiche: Massimo Abrescia - info 3474846040
contributo: eur 7

Seguira' uno spettacolo canoro a cura di Tina Mercuri

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